13:00

Traduzione di Michele Obit

Dalla strada in alto nel monte nella goccia del golfo – il mare. Dalla strada in basso a terra negli spazi sconfinati – il mare. E proprio là andiamo, al termine dello struggimento. Il dolce odore dei pini ricama l’azzurro, mentre attraverso l’ombra compatta ci dirigiamo verso il margine del mondo. Da casa abbiamo preso il necessario per poter sfamare i corpi: ora siamo là dove non c’è penuria. Gli occhi spalancati si stanno abituando al fosco mondo sotto il filo della superficie, i ricci di mare ai calcagni creano un ornamento. Il dolore lancinante lo sgombra il mare in fondo, il respiro a fior di superficie è il balenio di un corpuscolo che vive altrove. Un muto rimpianto al momento del tramonto e un nuovo giorno, lo stesso e diverso. L’anziana signora trattiene la minuta mano. È un pesante uncino e con sé trascina un corpo che ormai conosce il mare. Sulle rocce lise vacilla il passo stanco, tremola come una barca per l’urto che viene dal profondo. E percepisco ad un tratto la stretta della mia mano. In un attimo inaspettato sono forte. In un attimo inaspettato sono me. Viva come il mare; paurosamente in libertà e solo porta le sue onde in spazi lontani e al di là, già oltre l’orizzonte, si volta verso la riva con il sussiego del vincitore che osserva il proprio passato, come vanamente lo persegue.

 

Poesie di un giorno © Qudu libri 2019