Per metà del cielo
Thauma Edizioni, 2013
Anche se Per metà del cielo (Za pol neba, Beletrina) è la sua raccolta di esordio, Miljana Cunta già da diversi anni è impegnata in vari settori della vita culturale slovena, e per molto ha diretto il Festival di Vilenica, un evento di grandissimo rilievo a livello internazionale. All’esposizione dal punto di vista pubblico fa però da contraltare una sorta di pudore nella scrittura poetica, per cui Miljana Cunta è giunta alla pubblicazione di Per metà del cielo solo dopo lungo tempo, come se avesse sentito il bisogno di rielaborare ed interiorizzare tutti gli stimoli con cui la sua attività la ha fatta di certo entrare in contatto. Se pensiamo che spesso nell’ambiente letterario il percorso compiuto dai giovani rampanti è esattamente l’opposto – e cioè prima farsi conoscere e poi iniziare un percorso di reale ricerca – già questa scelta di priorità, che è di base nel lavoro dell’autrice slovena, è una testimonianza del suo valore.
Francesco Tomada
“I suoi versi sono miele e fiele, dolce e amaro, sono la rappresentazione di un bisogno primordiale che muove il nostro Io intorno alle sue stesse ragioni epistemiologiche.”
— Ugo Arioti
“L’eros in Per metà del cielo ci giunge dal cielo avvolto in un mantello di porpora, come quello cantato a fil di voce nei talami di Saffo. Piede leggero che segue, nel tetragono della danza, il tirso alzato e abbassato al suolo a ristabilire il contatto sulla linea spezzata di due orizzonti. /…/ È una poesia scritta dalle figlie per i padri, nasce dalla contraddizione: poesia corale, per voce sola.”
“Miljana ha una poesia che poggia le sue fondamenta su uno studio e una ricerca importanti, intense, e quando ne parla si sente tutto questo peso che è la certezza della sua poesia. Perchè questi versi hanno una maturità straordinaria che si nota dalla mancanza di cedimenti, di imperfezioni o di incertezze. /…/ Una poesia che per stessa ammissione di Miljana poggia su un ossimoro: deve dire l’indicibile e solo così può divenire punto di equilibrio per una società anche nel momento in cui la società non la riconosce. Con il coraggio di un silenzio che non è vuoto di parole ma loro confine, bordo.”
— Alessandro Cazian
“Miljana Cunta dimostra una spiccata capacità di interiorizzare e riproporre impulsi che a volte, nell’arco di poche parole, aprono gli orizzonti in direzioni diametralmente opposte. /…/ L’effetto di capovolgimento e compenetrazione, che può sfiorare i limiti dell’iperbolico o dell’assurdo, si traduce anche in un bisogno di trasformazione e cambiamento, che è cambiamento delle cose e contemporaneamente di noi stessi.”